Titolo: I limiti e l’orizzonte
Autore: Alfredo M. Bonanno
Serie terza – anno 1984 – numero 43 – pagine 1-4
Ribellione e azione rivoluzionaria. Contro la pace sociale. Primi elementi di un qualcos’altro in più. C’è un certo rapporto tra la cresciuta evidenza degli ostacoli e la loro sacralizzazione. Meglio li vediamo più li trasfiguriamo. Nella fantasia del luogo comune la nostra stanchezza lavora ad ingigantire l’ovvio. Ci sappiamo impediti, limitati. Nel riconfermare il nostro impedimento e la nostra limitatezza vogliamo innalzare quanto ci sta davanti all’insormontabilità dell’eternamente ripetibile. La pesantezza del dato non ci consente di fare altro, specie quando ci troviamo in condizioni psicologiche d’inferiorità, quando non troviamo saliva sufficiente per leccarci le ferite. Altre volte abbiamo approfondito il problema della contraddittorietà del potere e della tendenza che abbiamo un po’ tutti a ingigantire le sue possibilità di controllo e di dissuasione. Occorre ora riflettere più approfonditamente anche sulla realtà dell’antagonismo, cioè sulle possibilità, sulle forme e sui progetti che lo scontro di classe prende e potrà prendere in un prossimo futuro.
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Titolo: Per una milizia cittadina. Alternative anarchiche alla NATO e al Patto di Varsavia (parte II)
Autore: First of May Group
Serie terza – anno 1984 – numero 43 – pagine 5-19
La prima parte è stata pubblicata sul n. 42 di "Anarchismo", pp. 29-38.
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Titolo: Verso le nuove forme della controrivoluzione
Autore: Alcuni compagni
Serie terza – anno 1984 – numero 43 – pagine 20-22
Ad un certo momento del suo sviluppo la combinazione capitale/Stato riesce ad ottenere una razionalizzazione del progetto di sfruttamento. Si arriva quindi ad una diminuzione progressiva dei contrasti produttivi e ad un aumento della presenza ordinatrice dei processi politici. È, dentro certi limiti, il momento che stiamo vivendo. Alla repressione pura e semplice (che non viene accantonata del tutto) subentra il coinvolgimento. Si tratta di nuove forme repressive che occorre studiare bene, allo scopo di elaborare un intervento rivoluzionario.
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Titolo: Nel pericolo le vie di mezzo conducono a morte sicura
Autore: "Revolutionäre Zellen"
Serie terza – anno 1984 – numero 43 – pagine 23-25
Sulla crisi e la guerra. La funzione reazionaria del movimento pacifista. Il movimento della pace ha avuto sempre delle oscillazioni, sia nella sua composizione che nella sua struttura, tra radicalizzazione ed accomodamento. Adesso è arrivato ad un punto decisivo. Negli ultimi anni vi sono stati al suo interno dei gruppi minoritari che cercarono di impedire la degenerazione delle forme di azione in adattamento statalizzato, difendendo con ostinazione spazi autonomi di intervento. La lotta contro il "riarmo" sembrava volesse fare sul serio e, quindi, poteva porsi come forma di contestazione delle radici e delle legittimazioni del sistema oltre che come punto dì riferimento e causa comune per i vari movimenti scollegati fra loro, quelli sociali, ecologici, femministi, ecc., contribuendo a unificarli e potenziarli. Ma si trattava di una speranza infondata.
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Titolo: Intervista nella prigione di Segovia ai compagni dei Gruppi Autonomi
Autore: Compagni della "Federazione Iberica dei gruppi Anarchici"
Serie terza – anno 1984 – numero 43 – pagine 26-30
Sui problemi della lotta armata. La funzione reazionaria della C.N.T. Sui possibili sviluppi futuri della lotta anticapitalista.
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Titolo: Una storia degli anni ‘80
Autore: Clifford Harper
Serie terza – anno 1984 – numero 43 – pagine 31-34
La storia di due uomini che, insieme ad un terzo, deliberatamente rompono il proprio ruolo sociale per prendere le distanze da una società che erano stati costretti ad odiare.
Titolo: Miguel Littin: cinema di guerriglia in America Latina
Autore: Pino Bertelli
Serie terza – anno 1984 – numero 43 – pagine 35-37
In America Latina, contro una pedagogia della dipendenza, contro un tempo morto della storia è sempre insorta una cultura di resistenza, una politica di liberazione.
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Titolo: Da marcire a marciare
Autore: AMB [Alfredo M. Bonanno]
Serie terza – anno 1984 – numero 43 – pagina 38
Il "cedimento" è un’espressione dell’animo umano. In quanto tale non può suscitare giudizi a priori ma soltanto, quando si presenta, una valutazione oggettiva. Nessuno è coerente con se stesso e con le proprie idee all’infinito. Posti davanti a pressioni e sofferenze, davanti a lunghi anni di carcere e a dolori inimmaginabili, molti di noi possono "cedere", ammettere la propria debolezza, venire a patti col nemico. Restano solo da dire due cose: primo, perché nascondere un "cedimento" sotto un enorme accumulo di chiacchiere vestite degli abiti smessi di una teoria che non ci appartiene? Mi sembra molto più corretto dichiarare la propria impossibilità fisica e personale a continuare. Secondo, i tempi si vanno facendo più duri.