Titolo: Editoriale
Autore: * [Alfredo M. Bonanno]
Serie settima – anno 1991 – numero 67 – pagine 1-6
Settima serie. Un avvenimento come tanti altri, nulla di eccezionale. Motivi diversi, alcuni importanti, altri meno. Desideri e progetti, speranze. Un contatto che desideriamo più immediato e duraturo, capace di incidere, direttamente e indirettamente. Chiarimento e propaganda. Conoscenza reciproca e dissodamento di terreni fertili, ma difficili alle produzioni rigogliose. Insomma, il programma di sempre, non tanto il nostro, quanto quello di tutti gli anarchici: affidarsi alla carta stampata con il cuore sospeso, denso di preoccupazioni ma anche di certezze. E di materiali ne abbiamo fornito molti, in questi ultimi sedici anni, perseguendo un’idea che ci illudiamo attraversi in modo visibile la pratica del movimento rivoluzionario dove quell’idea si è potuta sviluppare anche attraverso il modesto contributo della nostra pubblicazione. Sarà vero? Chi può dirlo? Torniamo quindi a riconfermare, proprio nel momento di dare vita a questa settima serie, la limitatezza dello strumento teorico, analitico e informativo, destinato a proporre indicazioni che rischiano di mangiarsi la coda se non capaci di ricevere il giusto completamento. Ogni verità sacrosanta è ormai in balia degli avvenimenti, non c’è motivo per credere nei nostri scritti. Bando quindi al collezionismo, anche di immagini rivoluzionariamente sacre. Ma, d’altra parte, a ben considerare, anche la superficialità di tutti quelli che si richiamano ad una morte del testo e della lettura è altrettanto malfondata, inconsistente e, infine, pericolosa. La sorte di molti nostri lettori ci ha preoccupato per anni, quelli che ci hanno letto, quelli che non ci hanno letto. Forse che leggere vuoi dire capire? Certo che no. Ma non leggere, o leggere poco e male, è certo una delle condizioni essenziali del non capire. E molti sostenitori delle ricette facili corrono il rischio di non capire per mancanza di forza nelle loro letture. Oggi, mentre tutto congiura per sottrarci la possibilità residua di comunicare, fornendo sistemi preconfezionati di trasmissione dati, occorre avere il coraggio di dire queste cose, apertamente. Facciamo un foglio per essere letti, ed è parte della nostra lotta per la libertà. Che senso avrebbe fare una simile lotta da soli? Nel vasto quadro della decomposizione attuale, riproponiamo l’azzardo di una sfida alla lettura. Ci illudiamo, ancora una volta, di fornire un mezzo di comprensione, anticamera e strumento dell’azione. Ci illudiamo quindi di essere criticati per quello che affermiamo, non per quello che si dice andiamo sostenendo. La critica è l’atteggiamento penetrante di individui intelligenti, i quali guardano bene dove mettono i piedi, non il calpestio fastidioso di chi sa solo ripetere poche parole attinte a caso da giudizi altrui. Certo, non possiamo pensare di essere letti, e quindi capiti, da coloro che alla facoltà critica propria hanno preferito sostituire i pregiudizi dogmatici e le paure ossessive d’una confusione crescente.
Titolo: La massima attenzione possibile
Autore: Una compagna abruzzese
Serie settima – anno 1991 – numero 67 – pagina 7
Non basta che si sia per l’attacco e non per l’azione terrificante fine a se stessa, occorre anche che si sia per un’azione capace di parlare in termini se non proprio chiari, almeno comprensibili.
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Titolo: Non c’è mai la certezza
Autore: Un compagno nel dubbio [Alfredo M. Bonanno]
Serie settima – anno 1991 – numero 67 – pagina 8
È senza dubbio penoso constatare, come ricordava Bakunin, che l’umanità non abbia ancora trovato una strada migliore della Rivoluzione per affrancarsi dalla propria condizione di servitù.
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Titolo: L’azione e la prudenza
Autore: a.m.b. [Alfredo M. Bonanno]
Serie settima – anno 1991 – numero 67 – pagine 9-10
Nessuno ha il diritto o, se si preferisce, la libertà di giocare a cuor leggero con la vita degli altri. Ma questo punto morale, innegabile per gli anarchici, non può far concludere che l’impossibilità di avere la certezza della non nocività immediata di un’azione rivoluzionaria equivalga alla sua irrealizzabilità.
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Titolo: Gli sbirri nella nostra testa
Autore: Feral Faun
Serie settima – anno 1991 – numero 67 – pagine 11-13
Il tentativo di fare dell’anarchia un principio morale l’allontana dal suo vero significato.
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Titolo: La malattia è un’arma oppure no?
Autore: Pierleone Porcu
Serie settima – anno 1991 – numero 67 – pagine 14-17
La "malattia" diventa sempre più un’approssimazione costruita dalla propaganda ideologica, riducendosi di pari passo la sua reale consistenza in termini di cattivo funzionamento dell’organismo.
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Titolo: Malattia e capitale
Autore: a.m.b. [Alfredo M. Bonanno]
Serie settima – anno 1991 – numero 67 – pagine 18-19
In linea di principio, non possiamo affermare che in una società "liberata" non ci saranno più malattie. E non possiamo nemmeno affermare che le malattie in questo felice caso si ridurranno solo al semplice indebolimento di una ipotetica forza vitale, ancora tutta da dimostrare.
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Titolo: Ablazione
Autore: "Encyclopédie des nuisances"
Serie settima – anno 1991 – numero 67 – pagine 20-24
L’ablazione è impiegata in medicina per sopprimere una parte del corpo umano allo scopo che l’uomo così amputato resti sano. Questo rimedio è stato anche impiegato da diverse società allo scopo di premunirsi contro il male sociale.
Titolo: Contro lo Stato-Nazione
Autore: Jacques Wajnsztejn
Serie settima – anno 1991 – numero 67 – pagine 25-33
È difficile ignorare l’attuale ripresa delle affermazioni nazionali, comunitarie, identitarie. Difficile anche comprendere perché questa ripresa si produce nello stesso momento in cui la realtà sociale è sempre più internazionalizzata, in cui i nazionalismi politici sembrano retrocedere davanti all’implacabile astrazione della pressione economica mondiale.
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Titolo: L’antirazzismo come esercitazione retorica
Autore: a.m.b. [Alfredo M. Bonanno]
Serie settima – anno 1991 – numero 67 – pagine 34-36
Accade sovente, quasi senza volerlo, che ci si faccia scudo con i sacri principi dell’umanità. Per quanto possa sembrare strano, trattandosi a volte di idee in circolazione da tanto tempo da avere il più delle volte perduto la loro originaria pregnanza e forza d’urto, quanto più esse sono nebulose, tanto più risultano idonee a nascondere il coniglio che le utilizza.
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Titolo: Né razzismo né antirazzismo
Autore: Pierleone Porcu
Serie settima – anno 1991 – numero 67 – pagine 37-40
Interrogarsi sul fenomeno del razzismo dilagante nelle democratiche società postindustriali dell’Occidente significa porsi il problema delle cause reali che lo motivano e di che cosa vi ruoti attorno.
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Titolo: Contro ogni compromesso
Autore: * [Non registrato]
Serie settima – anno 1991 – numero 67 – pagine 41-42
Varie posizioni di rigetto e di irrigidimento nei confronti dei processi penali che la repressione periodicamente imbastisce contro alcuni compagni anarchici.
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Titolo: Qualche considerazione d’un frequentatore di tribunali
Autore: a.m.b. [Alfredo M. Bonanno]
Serie settima – anno 1991 – numero 67 – pagine 43-45
La partecipazione ad un processo in quanto imputato non è accettazione del meccanismo giudiziario, né tanto meno riconoscimento dell’autorità dello Stato per come si esplica nell’esercizio della giustizia con relative procedure, condanne, carcere e tutto il resto.
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Titolo: Due gradini più in alto del gradino più basso
Autore: Laboratorio anarchico di comunicazione antagonista
Serie settima – anno 1991 – numero 67 – pagine 46-53
Con grosso disappunto di tutte le teorie sociali, filosofiche, religiose, ecc., che mettono al loro centro il soggetto quale perno principale, sembra che di questo non rimanga che l’alzata di spalle del medico al capezzale del moribondo.
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Titolo: La rivoluzione e la realtà
Autore: Alfredo M. Bonanno
Serie settima – anno 1991 – numero 67 – pagine 54-61
In questi ultimi anni quasi tutti coloro che prima si richiamavano, per diritto e per rovescio, alle teorie rivoluzionarie, evitano accuratamente di parlare di rivoluzione. Non voglio qui riproporre l’inutile polemica sul senso e sul possibile uso diverso di questa parola, mentre voglio affrontare un problema che mi sembra quanto mai attuale, quello riguardante il "senso di realtà" di cui il rivoluzionario può essere più o meno provvisto e le conseguenze positive o negative di un possibile contrasto tra questo e i suoi progetti concretamente indirizzati a sovvertire la realtà stessa. Può, a stretto rigore di termini, un rivoluzionario anarchico essere anche "realista"? Nei confronti della vita quotidiana, con i suoi mille inquietanti interrogativi da risolvere, può egli opporre "l’essenzialmente altro" della sua intenzione segreta, della sua aspirazione più intima e spesso solo parzialmente confessata? In fondo, quest’individuo, sradicato in un contesto che non può non avvertire ostile, se da un lato tende ad avvicinarsi ai suoi simili, agli sfruttati, agli esclusi d’ogni genere, nello stesso tempo si sente intimamente "differente", continuamente spinto in avanti, verso un disegno complessivo della vita che la rigida cadenza delle convenzioni s’incarica di penalizzare senza tregua. Può egli accettarla questa realtà? Cedendo a sollecitazioni umane, concessioni che il grido stesso della specie traduce in formule allettanti, non potrebbe improvvisamente accorgersi che, dopo tutto, la gran parte della gente, con i filosofemi da autobus affollato, potrebbe anche avere ragione? Quanto tempo potrà il suo cuore resistere al monotono ripresentarsi delle irrealizzazioni, al sonnolento ripetersi dei distacchi, delle fiammate d’amore e dei freddi desideri di solitudine? Legioni d’ombre passano davanti ai suoi occhi.