Titolo: Un passo avanti e due indietro
Autore: [La] Redazione
Serie seconda – anno 1981 – numero 38 – pagine 3-7
Non abbiamo il minimo dubbio che quello che si è finora fatto ed anche quello che riusciremo a fare nel prossimo futuro porterà con sé tutti i limiti e gli sbagli della nostra insufficiente "alterità" rispetto a quello che è il reale impostoci dal potere; siamo più che certi che sia quanto mai necessario che i rivoluzionari abbiano la spregiudicatezza di impadronirsi di conoscenze, di strumenti e di tecniche che sono stati finora estranei al loro bagaglio o addirittura guardati con sospetto e diffidenza; sosteniamo con convinzione che la pratica di liberazione è possibile solo per individui che abbiano esteso la propria coscienza di antagonismo nei confronti di "ciò che è" anche ai campi dei rapporti personali, dell’irrazionalità, dei sentimenti, delle passioni; siamo pronti a rimettere in discussione le nostre idee e le nostre azioni di fronte ad ogni contraddizione che ci venga evidenziata dall’esperienza, nel suo significato più esteso, ed a riconoscere tutti quegli aspetti deleteri che esse portano inevitabilmente con sé, parallelamente a quanto di positivo realizzano. Ma proprio per quanto detto, ci sentiamo ancora più sicuri nell’affermare che quando tutto questo non si accompagni ad una costante volontà di affrontare il rischio di sbagliare che è proprio di chi pratica ciò che sostiene e alla testardaggine di chi si misura costantemente con gli ostacoli che gli si oppongono concretamente e nel presente (e non solo con quelli che la sua fantasia riesce a prefigurare per il futuro), allora si finisce per costruire il più ipocrita degli alibi per coprire il fatto che la propria vita quotidiana è ancora ben separata dai discorsi coi quali ci si riempie la bocca. Aver capito tutto o essere sempre un passo più avanti degli altri non serve letteralmente a nulla, se ci porta ad un’inattività che ci fa dimenticare l’assoluta necessità di partecipare, come meglio siamo capaci, alla vera e propria guerra che è sempre in corso tra i detentori dei potere e le loro vittime.
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Titolo: Lettere da nessun luogo
Autore: Compagni del "Comitato di Autodifesa libertaria" in forzata "vacanza" – Compagni del "Collettivo Proletario Libertà" – Franco Palmieri
Serie seconda – anno 1981 – numero 38 – pagine 8-11
In merito ai pentiti e ai trattamenti preferenziali che ricevono dallo Stato.
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Titolo: Guerra in Irlanda
Autore: "Anarchy"
Serie seconda – anno 1981 – numero 38 – pagine 12-14
La decisione assunta dai militanti dell’IRA di sospendere lo sciopero della fame nel carcere di Maze rischia di far nuovamente piombare la situazione irlandese in quel silenzio che è il principale alleato della politica nazista di sterminio della signora Thatcher. Di questa congiura del silenzio si sono purtroppo resi complici, a volte, anche alcuni compagni anarchici che, affascinati dalle loro "brillanti analisi" sui difetti confessionali, autoritari e nazionalisti dell’IRA, sembrano dimenticare che dietro ad ogni lotta di liberazione nazionale si nasconde in sostanza la lotta irriducibile tra sfruttati e sfruttatori, resa in questo caso ancora più aspra dall’odiosa politica coloniale inglese che trasporta brutalmente nella "democratica" Europa uno spaccato di terzo Mondo. Solo una conoscenza superficiale delle nostre carenze in quanto movimento anarchico possono portarci a liquidare sbrigativamente il problema come una lotta religiosa o nazionalista.
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Titolo: Brucia, Babilonia, brucia
Autore: Xtra!
Serie seconda – anno 1981 – numero 38 – pagine 15-16
Sui moti insurrezionali a Brixton.
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Titolo: Berlino: la rivoluzione a tempo di rock
Autore: Claudia C.
Serie seconda – anno 1981 – numero 38 – pagine 17-18
Cronaca del raduno del 18 settembre 1981 a Berlino con la sigla "Tunwat", che in dialetto berlinese significa "fare qualcosa", in tedesco: tun etwas.
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Titolo: Chi tira i piedi a chi?
Autore: Rocco G. Martino
Serie seconda – anno 1981 – numero 38 – pagine 19-22
Critica delle posizioni assunte da G. F. Bertoli.
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Titolo: È tempo di vivere
Autore: Revolutionäre Zellen
Serie seconda – anno 1981 – numero 38 – pagine 23-24
Sulla fine dello sciopero della fame dei prigionieri della RAF dopo la morte di Sigurd Debus.
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Titolo: Movimento rivoluzionario e realtà della Sardegna
Autore: Cellula anarco-comunista "G. F. Faina"
Serie seconda – anno 1981 – numero 38 – pagine 25-30
Il consenso e la passività delle masse allo Stato e alla civiltà capitalista esistono e prosperano nella normalità, perché molte volte i rivoluzionari si sono mossi nel cielo della politica, lasciando che le forze della controrivoluzione si adoperassero per risolvere con "realismo" i problemi delle masse. Il desiderio della libertà cresce se anzitutto esiste una iniziativa libertaria contro i livelli della miseria, della sopravvivenza, della riduzione degli individui a strumenti economici. Per questo la nostra azione deve essere unitaria e articolata, iniziativa soprattutto contro le forme più pesanti e immediate della rapina capitalistica: gli aumenti dei prezzi e tutte le forme di taglieggiamento del reddito. L’attacco alla rapina capitalistica non è da considerarsi come semplice lotta di difesa dei livelli di sopravvivenza, bensì è attacco a tutta l’organizzazione statale in quanto organizzatrice principale dei rapporti sociali di produzione, riproduzione, distribuzione (soprattutto in Sardegna e in genere in tutto il Meridione). Tantomeno deve essere una azione contrattuale delegando sempre al potere la gestione degli "obiettivi conquistati" ma la radicale scomparsa dell’iniziativa statale dall’azione comunitaria su tutto il livello dell’esistenza proletaria, che tale lotta comporta.